Allucinazioni
Era una notte buia e tempestosa a cui sarebbe seguita una bella mattina di fine novembre. Perciò chiamatemi Ismaele.
Ero circondato da balene, bracchetti e benedettini e avrei dato un doblone bucato per sapere chi aveva precipitato frate Adelmo dal tetto della cuccia di Snoopy.
Mentre passeggiavo nervosamente su e giù per Abbey Road mi parve di notare una figura familiare:
- Abate Brown, Charlie! - dissi, e Flambeau, girandosi (hop) improvvisamente, linceo mi notò: - Oh! Povero Queequeg, rispose, sei tornato? -
Una vecchia zimarra era bastata a trarmi in inganno: avevo scambiato Flambeau per Padre Brown. Fortunatamente lui mi aveva preso per Queequeg e così potei fiocinarlo a tradimento liberandomi di un testimone pericoloso.
Cominciavo a pensare che non avrei estratto un aracnide dal pertugio così decisi di uscire dal libro per vedere il film e chiarirmi un po’ le idee.
Arrivai in tempo per il secondo tempo, ma in un primo tempo pensai che fosse il primo tempo, tanto che alla fine presi la fine per l’intervallo, la maschera per il collo, due ceffoni dalla maschera, un analgesico per il mal di testa e la decisione di non entrare mai più in un cinema a spettacolo iniziato.
Dovevo riprendere in mano le indagini, avrei incastrato Queequeg con l’aiuto di frate Guglielmo da Baskerville (un vero mastino).
Ci recammo immediatamente a Nantucket con il biplano del Barone Rosso, l’atterraggio terrificante ci indusse a rispedire a casa l’amico aviatore che, come pilota, era indubbiamente un cane. Ci avviammo giù per una stradina in salita che avevamo preso contromano e raggiungemmo in breve tempo la chiesa di Padre Mapple.
Appena entrati Guglielmo si diresse verso la terza cappella dove cacciò due dita negli occhi a una vecchina la quale rispose con un calcione diretto laddove più i frati sono simili ai laici. Dopo aver abbattuto il mio socio la temibile ottuagenaria si voltò verso di me; a scanso di guai mi rifugiai sul pulpito che era dotato di una scaletta retraibile (e lodai la prudenza di Padre Mapple), ritrassi la medesima a fatica (e mi meravigliai della forza fisica di Padre Mapple). L’anziana parrocchiana non era attrezzata per un assedio, sicché si allontanò lanciandomi un’occhiataccia in tralice.
Libero finalmente di agire riguadagnai il pavimento e mi diedi ad esaminare attentamente il luogo.
Estendendo l’indagine alla sacrestia feci alcune sorprendenti scoperte: nascosta dietro una pila di riviste illustrate e asciugamani di tela (e dubitai della continenza di Padre Mapple) scovai un’apertura dalla quale si accedeva ad un cunicolo quanto mai interessante. Recuperai Guglielmo e insieme ci inoltrammo nell’antro misterioso.